lunedì 26 novembre 2012

"Il vostro nemico è Mario Monti".

Articolo di Edoardo Capuano di alcuni giorni or sono, ma che non ha certo perso la sua attualità!

Secondo Daniel Estulin il posto giusto per Mario Monti è la galera

«Il vostro nemico è Mario Monti. È un traditore della nazione italiana, dovrebbe essere messo in prigione». Parola di Daniel Estulin, giornalista russo di origine lituana, autore del dirompente saggio sull’oscura influenza del Gruppo Bilderberg nella politica economica mondiale. La clamorosa denuncia di Estulin, introdotto dal blogger Claudio Messora, autore di “Byoblu”, è andata in onda – clamorosamente – su RaiDue il 26 ottobre 2012, grazie all’info-talk “L’ultima parola”, condotto da Gianluigi Paragone.
Una puntata interamente concentrata sul nodo della sovranità monetaria, la cui “amputazione” imprigiona gli Stati dell’Eurozona al giogo del debito pubblico. Servizi dal meeting di Rimini sulla Modern Money Theory, con interviste a Paolo Barnard e Warren Mosler. In studio, Giorgio Cremaschi attacca: «Soffriamo per i trattati-capestro varati da Bruxelles: perché in Italia non c’è mai stato un referendum che li convalidasse?». Rincara la dose l’economista Giulio Sapelli: «È ora di dire la verità alla gente: possiamo votare solo per il Parlamento Europeo, che non conta niente».
Risultato: fine della democrazia reale, per sopraggiunta impossibilità di decidere. Con buona pace dei nostri inutili politici e di un Parlamento ormai esautorato. Stabilisce tutto Bruxelles, a monte dei cittadini-elettori, lasciando allo Stato il triste compito di fare da notaio del disastro, nonché da spietato esattore. «Stiamo vivendo la crisi finanziaria più terribile di tutta la storia dell’umanità», sostiene Estulin, nipote di un colonnello del Kgb.
Il padre dell’autore russo era invece un dissidente, imprigionato e torturato per il suo impegno a favore della libertà di espressione in Unione Sovietica. Fuggito dapprima in Canada, Daniel Estulin vive ora in Spagna. La prima edizione del suo libro-denuncia sulla cupola della finanza mondiale risale al 2005 ed è stata citata anche da Fidel Castro.
«Si tratta di una crisi che riguarda miliardi e miliardi di dollari che non potranno mai essere ripagati», dichiara Estulin su RaiDue in seconda serata: «Qualunque governo che cercherà di ripagare questo debito distruggerà il proprio paese».
Tutto quello che finora si è cercato di fare, aggiunge lo scrittore russo, è stato obbligare i cittadini a pagare il debito pubblico, gonfiato dagli interessi usurai della finanza internazionale e aggravato, nell’Eurozona, dall’impossibilità di ricorrere – a costo zero – all’ossigeno della moneta sovrana.
«Dal momento che noi non possiamo pagare, e non può pagare neanche il governo – continua Estulin – allora ci si rivolge alle istituzioni finanziarie internazionali: il che significa che chiunque cercherà di far questo distruggerà il suo paese». Quindi l’affondo contro il premier “tecnico” italiano, che proviene dalla Goldman Sachs e dallo stesso Bilderberg: «In Italia, persone come Mario Monti, che sanno esattamente quello che sta succedendo nel mondo, distruggeranno l’Italia apposta». Di qui l’accusa di alto tradimento, crimine che andrebbe punito con il carcere.
Niente di nuovo sotto il sole, aggiunge Estulin: «Se ne parlò già nel 1968 alla conferenza Bilderberg in Canada, dove si disse che non era più possibile avere fiducia negli Stati-nazione e sperare che facessero il “lavoro sporco” delle grandi corporations». Troppi rischi: la democrazia può allevare politici onesti. Tanto vale “spegnerla”, e commissariare – di fatto – gli Stati democratici, revocando la loro sovranità. «Qui si vuole creare un’unica azienda globale a responsabilità limitata – dice Estulin nello studio di RaiDue – perché le aziende hanno molto più potere di qualsiasi altro governo al mondo.
E creature come Mario Monti sono, semplicemente, il sottoprodotto di questo sistema». E quindi, attenzione: «Se non ci liberiamo da questo cancro, saremo di fronte alla più terribile crisi dell’umanità. Siamo alla svolta della storia, e la strada che prenderemo adesso deciderà il futuro dell’umanità». Tesi estreme? «L’importante è non averne paura – chiosa Paragone – e trovare il coraggio di affrontarle e discuterle».

"Hanno manipolato il mercato", rinviate a giudizio le agenzie di rating.

La Procura di Trani, al termine di un'indagine di straordinaria importanza, chiede il rinvio a giudizio dei vertici di Standard & Poor e di Fitch.
Il commento dell'avv. Paola Musu dal sito www.cagliaripad.it:

Il rinvio a giudizio per i responsabili delle agenzie Standard & Poor e Fitch, diffuso stamane dopo le accuse del Pm Ruggero della procura di Trani, non può che rappresentare una piccola boccata di ossigeno per chi, da tempo, grida allo scandalo per l'immobilismo delle istituzioni tutte, dinnanzi ad una condizione di vero e proprio stato di guerra  in cui i politici, non solo italiani, hanno fatto precipitare gli Stati, divenendo complici della consegna dei propri cittadini e delle loro sorti nelle mani di speculatori senza scrupoli che, di fatto, hanno in mano la gestione dei mercati e degli Stati stessi, oramai trasformati nell'equivalente, in fatto ed in diritto, di società per azioni quotate.Qualche spiraglio, finalmente, sembra muoversi e non solo qui, ma anche oltre oceano. E' del luglio scorso (fonte: washingtontimes.com) la notizia dell'approvazione, da parte della Camera del Congresso americano (238 voti a favore dei repubblicani e 89 dei democratici), con il repubblicano Ron Paul come massimo promotore, di un provvedimento avente ad oggetto il controllo contabile integrale delle operazioni della FED in particolare in materia di politica monetaria. Ed è del 4 settembre scorso (fonte: wordpress.com) la notizia dei primi risultati di tale controllo, i quali hanno evidenziato come tra il dicembre 2007 ed il giugno 2010 la Federal Reserve ha segretamente elargito circa 16 trilioni di dollari, a tasso zero, e praticamente a fondo perduto, posto che pare che neanche un centesimo di queste somme sia stato restituito, per il salvataggio di numerose banche di diversi stati del mondo, oltre che statunitensi, ivi incluse le famigerate Goldman Sachs e Morgan Stanley, oltre a Citigroup, Deutsche Bank, German Bank, Royal Bank of Scotland, UBS, Jp Morgan, BNP Paribas, Barclays PLC, Credit Suisse.
Ma anche a favore di semplici società per azioni sparse un po’ dappertutto. Considerato che l'intero debito degli Usa nell'arco dei suoi oltre 200 anni di storia è di circa 14,5 trilioni di dollari, le somme che la FED si è permessa di erogare   superano abbondantemente lo stesso debito Usa. Molti dei soggetti salvati, inoltre, annoverano nei loro consigli di amministrazione, e spesso a capo degli stessi, persone contestualmente presenti nel board della FED, ciò in un evidente e manifesto conflitto di interessi (fonte: Sanders.senate.gov, sito ufficiale del senatore Sanders US Senate).A questo punto, che l'azione del Pm Ruggero sia l'inizio di qualcosa di più grande, che possa restituire dignità all'Italia ed ai suoi cittadini ed, insieme, a tutti i popoli d'Europa. Al Pm di Trani il mio più grande e sentito appoggio.

sabato 24 novembre 2012

Bilderberg II

...e dal sito www.investireoggi.it:

Che ci fa il Club Bilderberg a Roma? Alcune strane coincidenze
A un anno esatto dalla nascita del governo Monti, il Bilderberg si è riunito a Roma. All'incontro di ieri era presente mezzo esecutivo.
Si è tenuta ieri a Roma, all’Hotel De Russie, in via del Babuino, una riunione del Comitato Bilderberg, il famoso club esclusivo dei gotha della finanza e dei potenti del pianeta, che ha formalmente sede in Olanda, ma che tiene i suoi incontri in località differenti del Vecchio Continente e ogni quattro anni negli USA.
L’ultimo incontro si era tenuto a Chantily, una piccola cittadina nei pressi di Washington, nel mese di luglio. Ricordiamo che si accede ai vertici solo per invito, trattandosi di incontri molto riservati nei contenuti e per i protagonisti.
Ma ciò che colpisce di questo incontro di ieri è che il Comitato abbia deciso di tenerlo in una località certamente non secondaria e, peraltro, in un albergo assediato in questi giorni dai giornalisti per il Festival del Cinema. Altro dato: il vertice avviene esattamente a un anno dall’arrivo al potere in Italia di Mario Monti, che subentra come premier all’uscente Silvio Berlusconi, costretto alle dimissioni dalle pressioni dei mercati internazionali e sollecitato in tal senso dal presidente Giorgio Napolitano.
Pare che l’oggetto della discussione sarebbe stato lo scenario degli stati commissariati dall’Unione Europea, tra cui l’Italia. Parliamo anche di Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda. E a luglio, invece, pare che si sia parlato del destino degli USA, che guarda caso sono andati al voto per le presidenziali giusto una settimana fa.
Invitati Club Bilderberg: tra i nomi eccellenti spiccano Elsa Fornero, Corrado Passera, Paola Severino, Francesco ProfumoAnche i nomi degli invitati, per quanto alcuni di essi non siano certi, fanno discutere, perché compare mezzo governo e parte determinante della macchina mediatico-politica, che un anno fa volle Monti a Palazzo Chigi. Oltre allo stesso presidente del consiglio (non c’era bisogno di dirlo!), sarebbero stati invitati anche il governatore della BCE, Mario Draghi, il quale, tuttavia, avrebbe declinato l’invito per evitare strumentalizzazioni, inviando un comunicato in cui si garantiva di seguire i lavori da Francoforte. Presenti probabili i ministri Elsa Fornero (ripresa in una foto all’arrivo), Corrado Passera, Paola Severino, Francesco Profumo, mentre il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri avrebbe declinato l’invito.
Tra gli altri nomi spiccano Giuliano Amato, in qualità di presidente della Treccani, Emma Bonino, l’ad Ferrovie Mauro Moretti, l’ad Mediobanca Alberto Nagel, Angelo Cardani presidente dell’Agcom, l’ad Unicredit Federico Ghizzoni, l’ad Intesa Enrico Cucchiani, l’ad Enel Fulvio Conti, la presidente Rai Anna Maria Tarantola, il presidente Cir Rodolfo De Benedetti, il giornalista La7 Enrico Mentana (ha smentito), il presidente Telecom Italia Franco Bernabè, la giornalista Lilli Gruber, il PD Enrico Letta e il giornalista Ferruccio De Bortoli.
Club Bilderberg tra complottismo e oggettive “coincidenze”Vale la pena precisare che l’essere invitati dal Comitato Bilderberg a un qualche incontro non autorizza nessuno a sostenere che quella persona sia membro attivo di un qualche complotto internazionale ai danni di qualcuno o qualcosa. A dire il vero su Bilderberg si è detto e scritto tantissimo, ma senza mai avere fornito prove delle sue presunte interferenze nella sfera politica, mediatica e finanziaria del pianeta.
Tuttavia, impressionano alcune “coincidenze” a dir poco sospette. La prima: si vociferò nell’estate del 2011 che il Comitato si riunì in Francia per discutere della caduta del governo Berlusconi e l’assunzione della premiership da parte dell’economista Goldman Sachs, Mario Monti. In sole due settimane, la BCE e i governi di Roma e Atene furono nelle mani di tre esponenti della banca americana, rispettivamente Mario Draghi, Mario Monti e Lucas Papademos.
A un anno esatto dall’investitura di Monti a Palazzo Chigi, il Comitato si riunisce a Roma, dove più che nascondere la propria assise ristretta, pare al contrario ostentarla. E questo dopo che gli indignados americani protestarono vivacemente contro l’incontro di Chantily, davanti alla sede in cui avvenne a luglio. Forse che gli uomini di Bildenberg non abbiano volutamente cercato di sfoggiare il loro potere in una ricorrenza tanto simbolica per la loro comunità?
E ancora: di cos’altro avranno discusso sui destini dei Piigs, dopo avere piazzato (stando alla ricostruzione complottista) un loro uomo a Roma? Avranno tentato di ridisegnare lo scenario politico-mediatico dei prossimi mesi o anni in Italia?
Una cosa è certa. Avessero pure parlato del sesso degli angeli, non lo sapremmo mai, visto che i protagonisti del vertice segreto sono proprio i più importanti rappresentanti del mondo politico, istituzionale, industrial-finanziario e mediatico italiano.

Bilderberg I

Considerazioni e riflessioni sulla recente riunione del Club Bilderberg a Roma.
Dal sito www.liberoquotidiano.it:

Monti festeggia un anno da premier: a cena con gli amici massoni. Tra imbarazzi e silenzi, mezzo governo è andato al summit del gruppo Bilderberg, di Brunella Bolloli.
Attovagliati con vista mozzafiato sui tetti di Roma, i potenti del mondo hanno brindato ai loro affari e, forse, anche a un anno di governo Monti. Più che una cena sembrava un consiglio di amministrazione  con i big della finanza, dell’imprenditoria e dell’industria venuti apposta nella Città Eterna per decidere le sorti dell’Europa (chi commissariare e chi no) e dell’Italia in particolare. Sessione straordinaria dell’esclusivo club Bilderberg, conclave dei grandi e potenti uomini d’affari che ogni anno, dal 1954, sceglie una località per i suoi meeting internazionali. Più che una loggia una lobby, anche se i maligni ironizzano su grembiulini (come nella massoneria) e burattinai occulti, forse perché il club è protetto da una massiccia e impenetrabile cortina di mistero e i temi trattati riguardano i destini del pianeta. Gli aderenti sono gli unici a conoscere date e luoghi dei summit, comunicare con la stampa è vietato. Sarà per questo che avere conferma della partecipazione del nostro premier, Mario Monti, è un’impresa. Dopo una giornata di rimpalli e silenzi, alla fine da Palazzo Chigi arriva la conferma: il premier è andato alla cena e ha tenuto una breve relazione (“speach”) sulle questioni economiche e i temi dell’eurozona. Il nostro premier è uno dei pochi italiani ammessi al Bilderberg. Figura negli elenchi da quando era docente di Economia alla Bocconi, poi Commissario europeo (una volta è andata anche Emma Bonino ma ora non più), da rettore ed è rimasto da premier. Anzi. Pare che Super Mario non si perda una riunione del prestigioso consesso. È sulla lista Bilderberg da protagonista. Al pari di Paolo Scaroni, Ad di Eni e soprattutto di Franco Bernabè, presidente della Telecom Italia e gran cerimoniere della tre giorni romana. È targata Telecom, infatti, la regia dell’evento con cena da mille euro a testa sulla Terrazza Caffarelli preceduta da una visita guidata ai Musei capitolini, per l’occasione chiusi al pubblico nell’ala del Palazzo dei Conservatori.
E, del resto, quando ricapita di avere in Italia i pezzi da novanta del business internazionale? Il sobrio Monti, che ieri ha ricevuto Cameron e ha parlato al telefono con Obama, deve averne approfittato per festeggiare il suo primo anno al governo. Invito esteso alla sua squadra di ministri, sebbene trovarne uno che dica «sì, ci vado» è impossibile. Perché la regola aurea è che l’invito al Bilderberg non si smentisce mai né si conferma, ma il «no comment» è assertivo. A parte, dunque, Enrico Mentana, che ha smentito di esserci, l’elenco comprende: Lilli Gruber ed Enrico Letta (forse sono andati insieme alla cena dopo Otto e mezzo), Rodolfo De Benedetti di Cir, Alberto Nagel di Mediobanca, Mauro Moretti delle Ferrovie, Fulvio Conti, Angelo Cardani, Enrico Cucchiani di Intesa, la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, Gabriele Galateri e altri, circa un centinaio di persone. Perché oltre ai big italiani la lista dei super potenti comprende: Tom Enders, ceo della Eads, Marcus Agius di Barclays, il canadese Edmund Clark boss della Td Bank, Kenneth Jacobs numero uno di Lazard e pure l’americano capo dell’Alcoa Klaus Kleinfeld, che spera di non essere contestato dopo la chiusura dell’impianto in Sardegna. Perché è ovvio che tra i nostri rappresentanti del governo e i super boss stranieri ci sono parecchie questioni da discutere, sulla pelle degli italiani. Conflitto di interesse per Monti? Di sicuro Francesco Storace, leader della Destra, è categorico: «Il premier non vada alla riunione di Bilderberg». Critica anche Giorgia Meloni. Blitz dei ragazzi della Giovane Italia fuori dall’Hotel de Russie: «Vogliamo sapere perché 130 personalità influenti si accordino per decidere le sorti degli stati. Monti ha il dovere morale di riferire il Parlamento sugli esiti di questo incontro, perché è una vergogna che un premier partecipi a riunioni segrete, nelle quali si influenzano i futuri dei popoli a guadagno della tecnocrazia e della finanza». E dopo la cena, oggi riunione segretissima. Top secret anche quella.

lunedì 12 novembre 2012

Un'altra sigla agghiacciante: Jrrf.

Articolo dal sito www.antimperialista.it in cui, accanto ad un'analisi della dipendenza dell'Italia dalla NATO, si incomincia a parlare di Jrrf.

 

L'ipoteca militare sul bilancio dello Stato ed il protettorato Nato sull'Italia



A dare retta ai telegiornali ed ai quotidiani, sembrerebbe che la gara fra Bersani e Renzi sia storicamente più decisiva dello scontro fra Cesare e Pompeo.

Quanto poi una maggioranza parlamentare o l'altra siano in grado di cambiare realmente qualcosa, lo si è potuto accertare nei giorni scorsi, quando il generale De Bertolis ha tranquillamente ammesso di aver dato numeri falsi alla Camera a proposito del costo dei caccia F-35. Rispetto agli ottanta milioni di euro ad aereo che erano stati annunciati, già si prospetta un "ritocco" a centoventisette milioni cadauno, anche se il generale promette che dopo il cinquantacinquesimo esemplare i costi scenderanno a sessanta milioni. Un affare.
Il parlamento ha finto ancora una volta di crederci. Si potrebbe giustamente osservare che in materia di spese militari il parlamento si è sempre lasciato prendere in giro senza protestare, e che basi militari USA e NATO sono sorte senza neppure avvertire lo stesso parlamento. Tutto vero, ma ciò non toglie che la vicenda degli F-35 rappresenti quello che negli anni '70, con reminiscenze hegeliane, si soleva chiamare un "salto di qualità".
Negli stessi giorni in cui Bersani va predicando che bisogna far tutto rispettando i famosi "saldi", fa comunque un po' di impressione sapere che il bilancio dello Stato ha al suo interno una sorta di buco nero istituzionalizzato, vincolato a sua volta a quel feticcio indiscutibile costituito dagli "obblighi NATO". Nessuno è oggi in grado di dire quanto costeranno effettivamente gli F-35 e ciò, di conseguenza, rende ogni Legge di Stabilità finanziaria una mera finzione. Finché il pareggio di bilancio non era stato recepito come principio costituzionale, il lievitare incontrollabile delle spese militari poteva essere inquadrato nell'andazzo generale, ma adesso assume il tono di un macabro sberleffo.
Ma, a quanto pare, di sberleffi ce ne sono anche per ciò che riguarda l'aspetto industriale della faccenda. Al progetto FACO per l'assemblaggio degli F-35, con stabilimento a Cameri in provincia di Novara, partecipano aziende di vari Paesi "alleati" degli USA, tra cui anche Finmeccanica, il cui titolo azionario nei mesi scorsi era lievitato in vista di questa orgia di appalti. Nel novembre del 2010 il sottosegretario alla Difesa, Crosetto, era andato negli USA a fare il duro nel negoziato per la distribuzione degli appalti, peraltro senza ricevere risposte né dal sottosegretario americano alla Difesa, Carter, né dai funzionari della multinazionale Lockheed Martin, che è la vera proprietaria del progetto per gli F-35. Proprio pochi mesi fa, Carter ha fatto sapere che per la distribuzione degli appalti se la vedrà direttamente la dirigenza Lockheed Martin, quindi per gli altri rimarrebbero solo le briciole.
 Finmeccanica inoltre è appena finita sotto inchiesta giudiziaria per corruzione internazionale, perciò i suoi margini di manovra nel negoziato con Lockheed Martin si sono ridotti a meno di zero. La tempestività di queste inchieste giudiziarie, sempre funzionali ad interessi di marca USA, potrebbe lasciare perplesso anche chi non dubita affatto che, quanto a delinquenza, i dirigenti di Finmeccanica non abbiano nulla da invidiare neppure a Sallusti. Nessun magistrato è in grado di farsi da sé le indagini, perciò in definitiva egli dipende da ciò che gli viene fatto arrivare sul tavolo; e questa realtà, da sola, senza neppure il bisogno di ulteriori sospetti, dovrebbe essere sufficiente a smontare del tutto il mito della magistratura.
L'ipoteca militare sul bilancio dello Stato è diventata una tutela militare sullo Stato. E in Italia dire "militare", è come dire NATO. Che l'Italia sia ormai un protettorato della NATO viene solennemente annunciato persino dal sito dell'Esercito. Una notizia del 20 ottobre scorso, rilanciata dalla ADN-Kronos, ci mette a conoscenza della conclusione di un'esercitazione effettuata in Sicilia:
"Presso la base addestrativa di Piazza Armerina (Enna), si è conclusa l'esercitazione ''Eagle's Beak 2012'' che ha visto impegnati il Comando della Brigata meccanizzata ''Aosta'' e i reparti dipendenti.
Scopo dell'esercitazione, spiega l'Esercito sul suo sito, è stato quello di ''addestrare all'applicazione delle procedure Nato e nazionali lo Stato Maggiore e i quadri delle unità, sia dipendenti sia in concorso, che costituiranno il ''capability basket'' della Jrrf, Joint Rapid Response Force della Nato nel primo semestre 2013''. Il pacchetto di capacità Jrrf è costituito da ''un bacino di unità interforze ad alta e altissima prontezza operativa, posto alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa, da cui attingere per garantire una risposta rapida alle esigenze di sicurezza nazionale e internazionale, il cui addestramento è incentrato sulla capacità di operare in ambiente interforze ('joint') caratterizzato da possibili episodi di combattimento ad alta intensità''. A parte la solita spacconeria del gergo militare, risulta chiaro che questo Jrrf rappresenta un "pacchetto" di forze militari straniere che potrebbero intervenire in Italia in qualsiasi momento e con qualsiasi pretesto; per di più alle dipendenze dirette dello Stato Maggiore. Intanto la Sicilia è diventata a tutti gli effetti un poligono militare, e ciò spiega come mai l'aeroporto civile di Fontanarossa venga continuamente chiuso con i più vari pretesti, ed anche perché l'aeroporto civile costruito nella ex (ex?) base NATO di Comiso non riesca ancora a partire.
Stando così le cose, cambiare il Presidente del Consiglio non servirà a molto.

Ennesima mostruosità: il MUOS.

Articolo di Pietrangelo Buttafuoco dal sito www.ilfoglio.it:

Breve ma veridica storia del Muos. Il Mobile User Objective System è un potentissimo sistema di comunicazione militare di ultima generazione messo a punto dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Una centrale Muos è in costruzione proprio nella riserva naturale “Sugherata” di Niscemi in provincia di Caltanissetta. In Sicilia, dunque. L’impianto sarebbe costituito da torri radio e antenne dal diametro di 18,4 metri e dall’altezza di 149 e servirà a gestire centri d’intelligence, radar, velivoli senza pilota, missili da crociera, cacciabombardieri e altri strumenti di guerra non guerreggiata. Proprietà degli Stati Uniti naturalmente.
Il Muos nasce da un patto bilaterale tra Italia e Usa del 2001 con il governo Berlusconi, ratificato nel 2006 dal governo Prodi che ha dato mandato alla regione siciliana di occuparsi dei nulla-osta necessari a un’area in cui vige l’assoluto divieto di edificazione. Il Muos è una mostruosità; è pericoloso per l’ambiente ed è pericoloso per la salute dell’uomo. Ma, soprattutto, completa la colonizzazione militare americana della Sicilia, sarà lo strumento con cui si condurranno le future operazioni di guerra, quelle che avranno come protagonisti gli aerei senza pilota e i missili telecomandati a distanza, che partiranno in buona parte dalla grande base aerea siciliana di Sigonella.
Il 6 ottobre scorso nel pieno delle proteste dei cittadini di Niscemi, la procura di Caltagirone aveva ordinato il sequestro dei cantieri dei lavori del Muos per violazione delle norme ambientali. Però, giusto qualche giorno fa, il tribunale della Libertà di Catania ha annullato il decreto e ha dato di nuovo il via ai lavori.
Il progettino innocente degli Usa comprende quattro impianti Muos in tutto il mondo. Uno in Australia, uno in Virginia, uno nelle isole Hawaii e uno in Sicilia, appunto. A parte Niscemi, le altre tre basi sono dislocate in zone desertiche.
Dalla Sicilia sono passati in tanti e tutti dovranno passarci. I greci vi hanno inventato la dialettica, i latini vi hanno ambientato il mito, gli arabi i colori e la conversazione, i Normanni la grandezza. Gli americani no, loro nella Sicilia ci vedono solo un deserto. Unici a non ascoltare e capire la ninfa Aretusa: “Sicaniam peregrina colo, sed gratior omni haec mihi terra solo est”. La Sicilia la abito da straniera, ma mi è più cara di qualunque altra terra. Detto ciò, non c’è giornale in Italia che racconti la storia del Muos.

sabato 3 novembre 2012

Recensione dell'ultimo libro di Ida Magli.

Nel blog abbiamo già parlato dell'ultimo libro di Ida Magli, "Dopo l'Occiente".
Torno ora sul tema per postare la recensione scritta da Ario Corapi, da www.bdtorino.net:

"Dopo l'Occidente" di Ida Magli - Recensione
Quando la storia la fa da maestra 
Crisi di identità, declino culturale e previsioni sul futuro del Vecchio Continente messi in luce dall'antropologa romana 
 
Può capitare spesso di entrare in una qualsiasi libreria per guardare i vari libri situati sugli scaffali e non si può fare a meno di notare il fatto come di questi tempi gli scaffali siano pieni di libri che trattano i temi principali della crisi politica ed economica dell'Europa, della crisi culturale dell'Occidente e degli altri micro-temi ad essi collegati, tuttavia ben pochi saggisti affrontano i seguenti temi senza basarsi esclusivamente sui numeri e sulle date, ma attuando anche delle profonde riflessioni e l'antropologa Ida Magli è una di questi.
Nel suo libro, l'antropologa romana non solo rivolge una forte invettiva contro la classe dei governanti europei degli ultimi anni, ma lancia anche un altrettanto forte grido di allarme sul futuro del Vecchio Continente avvalendosi di elementi antropologici, geopolitici ed economici.
Un libro completo e dai contenuti esaustivi, forse un po' troppo addentrato nella materia antropologica e di conseguenza un po' complicato da capire per chi non è esperto in materia, compensato però da un registro accessibile e da uno stile discorsivo decisamente scorrevole.
A livello di contenuti, l'autrice parte dalle radici profonde della cultura europea descrivendo tutto il percorso intrapreso dall'antichità ad oggi ed evidenziando gli aspetti che hanno irrimediabilmente portato al declino, essa sintetizza questo capitolo - enunciato nella prima parte del libro – con il titolo “La Bellezza non ci ha salvato” riferendosi appunto a quella forza vitale tipica dei popoli europei (con particolare riferimento alle radici greco-romane dell'Europa) che ne ha innescato il motore della crescita culturale fino ad individuare i mali (o virus, se vogliamo) responsabili della decadenza.
Ossia, il Cristianesimo inteso non come la parola e la missione di Gesù Cristo ma come l'istituzione della Chiesa in quanto fondata sul dogma, sui tabù ed incapace di difendere la storia, l'arte e la tradizione europea, l'avvento della Società dei Diritti che con la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo nel 1789 ha generato quell'individualismo e quel materialismo responsabili della corruzione morale della società europea ed infine il virus del politicamente corretto (politically correct) forma di comunicazione sociale culturalmente americana del tutto estranea al modo di pensare astratto e variegato tipico dei popoli europei che ha portato all'omologazione del pensiero e alla morte culturale del Vecchio Continente.
Secondo l'autrice, oggi appunto ci ritroviamo a vivere l'Era post-europea (o meglio l'Era della Bruttezza) per il posto sempre meno rilevante che l'Europa occupa nella geografia mondiale – pur essendo la culla della cultura moderna - e in quanto sempre più succube di un'altra potenza mondiale, gli Stati Uniti d'America, che si appresta ormai ad un lungo ed inesorabile declino.
Non è difficile ipotizzare quale sarà il Prossimo Ordine Mondiale tra 20-30 anni, infatti pur non accennando minimamente al cosiddetto BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) come prossimo ordine mondiale, l'autrice individua nella Russia quell'entità geografica, culturale e politica – non europea dal punto di vista geografico, ma comunque molto influenzata dalla cultura europea - in grado di occupare un posto rilevante nella storia futura e di preservare (seppur in forma minima) la storia e della tradizione del Vecchio Continente.
La Russia avrà a suo favore una superficie di 17 milioni di km quadrati e una densità di 8 abitanti per km quadrato, quindi uno spazio infinito da sfruttare, e inoltre per quanto i secoli di oscurantismo e di immobilismo, causati prima della supremazia della Chiesa Ortodossa e poi dai 70 anni di Unione Sovietica, in passato abbiano rappresentato per la Russia un freno, in futuro si riveleranno una “marcia in più” per il semplice fatto che i popoli russi sono rimasti e sono tuttora immuni culturalmente da dogmi, tabù, forme di individualismo culturale ed egoismo sociale e mentalità politically correct.